26/11/2005 - bila83
"L'eroica resistenza dei Sioux ha i giorni contati. Si tratta la resa, ma una visione ha rivelato a Magico Vento che per Cavallo Pazzo il prezzo da pagare sarà molto più alto: la morte. Per mano di chi?"
Bandiera Bianca - N°101, Novembre 2005
Testi: Gianfranco Manfredi
Disegni: Giovanni Talami & Stefano Biglia
La guerra finita. Cavallo Pazzo, come preannunciato dalla visione di Magico Vento, morto, ucciso, tradito. I Sioux hanno perso le Black Hills, le terre dei loro padri. E non è indolore. Anzi. Ha tutti i dolori di un inverno terribile passato sulle montagne. Ha i mille sapori che riesce a trasmettere “Magico Vento”.
Non possiamo non parlare subito del rinnovamento editoriale della testata. Da questo n°101, “Magico Vento” ha 132 pagine. Raddoppia la posta (due pagine) e la mitica rubrica, più volte premiata nei concorsi fumettistici, “Blizzard Gazette Notizie dalla frontiera”. E con tutte queste pagine in più “Magico Vento” punta sempre più sull’introspezione. E’ lì il sapore di cui parlavamo prima. Ci accorgiamo subito che la narrazione ha un passo diverso. E’ vero: accadono pi cose, pensiamo alle paginette dedicate alle elezioni presidenziali vinte dal repubblicano Hayes su Clem Tilden (ne parleremo più avanti). Ma Manfredi usa queste pagine in più per una scelta di campo sempre più precisa. Proprio nel momento della loro disfatta, “Magico Vento” sposa sempre di più la visione dei nativi americani. Di coloro che hanno perso, più in generale, come direbbe Manfredi. Che in questo albo riesce a raccontare tutto come nessuno aveva mai fatto.
La storia, la vita, la guerra. E’ vero: i Sioux stanno perdendo, perdono, nettamente. Per nessuno meglio di Manfredi sa raccontare anche le piccole vittorie quotidiane: una madre che si fa coraggio dopo i lutti, un bimbo che dorme sereno, un bisonte ucciso che dà carne a tutti. E le piccole sconfitte quotidiane: i litigi, i dissidi, le invidie, “i miei poteri di sciamano, svaniti come polvere al vento”, come dice lo stesso Magico Vento. Un albo potentissimo, straordinario, poetico, per i quali gli aggettivi finiscono subito.
L’albo ovviamente incentrato su Cavallo Pazzo, l’eroe della resistenza Sioux, che persino Bill Clinton nel 1999 finì per omaggiare. Cavallo Pazzo non fu mai un capo, comandò solo in virtù del suo carisma. Qui tiene insieme una manica di disperati, tra donne sole e bambini al limite dell’assideramento e pezzi di tribù che vorrebbero mollare. Crook non molla, invece: “Deve aver avuto ordine di sterminarci”, dice Cavallo Pazzo. Andiamo sulle montagne? Là si pu resistere. Ma i Sioux combattono per vivere. Lassù come possono cavarsela i pi deboli della tribù? Resistere, cedere, combattere? I dubbi di Cavallo Pazzo e Magico Vento. Un fumetto che dà più dubbi (salutari) che certezze. Che insegna che ogni decisione è difficile.
Hanno-paura-di-lei raggiunge il gruppo dei ribelli dopo aver pensato di tornare alle riserva da Nuvola Rossa. Con lei arriva anche un gruppo Cheyenne di donne e vecchi, guidato da Coltello Spuntato. “Cavallo Pazzo è la loro unica speranza”. Pare persino di sentire il freddo. “Per Cavallo Pazzo rappresenteremo solo un peso”. “Cavallo Pazzo ha le spalle robuste”, ribatte Magico Vento. La madre Stella Pallida porta in braccio un bimbo congelato. Vorrebbe morire. “Ci sono molti orfani. Ogni madre preziosa”, dice Coltello Spuntato. La notte dopo, al campo, consola un bimbo che sè svegliato sognando i soldati. Così si vive da ribelli sulle Black Hills.
Ma a qualcuno non piace che Cavallo Pazzo raduni i deboli. Qualcuno vuole addirittura andarsene. Tradimenti. Nello spirito, e nei fatti: Coltello Spuntato racconta lo sterminio della sua tribù. Da parte di chi? Di Tre Orsi, un fedelissimo di Nuvola Rossa. Nuvola Rossa. Questo nome ferisce Cavallo Pazzo. Che è stato suo guerriero, come un figlio per lui. Nuvola Rossa ha deciso di rimanere alla riserva. Vive con la bandiera USA nella capanna. Nel n°86 “Il figlio di Nuvola Rossa” è stato spiegato che il vecchio capo sta cercando di proteggere il suo popolo. Ma che tradisca no, non lo si può accettare. E credere. Anche se i due sono diversi: “Io non ho mai creduto nella pace con i bianchi e non è questa che cerco! Questa è la mia forza… e il mio limite”, spiega il condottiero. Che diventa nervoso, sgrida la moglie Scialle Nero, litiga con Piccolo Grande Uomo.
Come se ne esce? Forse mandando le famiglie al fiume Tongue, dove cè il forte del comandante Miles, un fedele di Crook, che pure ha accolto altri disperati. Il capo Aquila Reale ha i suoi laggiù. Offre la sua resa in cambio di protezione per donne, vecchi e bambini del gruppo di Cavallo Pazzo. Aquila Reale saluta tutti così: “Stiamo aprendo un sentiero tra i rovi, ma spero che riusciremo a sgombrarlo per voi”. “La nostra gente torna a sperare”, sussurra Cavallo Pazzo. Siamo solo a pagina 53 e di fatto finora ci siamo solo piacevolmente immersi nella cultura indiana.
L’azione adesso: Miles esulta per l’arrivo dei ribelli con la bandiera bianca. Non cos le sue guide Crow, che trucidano i nuovi arrivati davanti al forte. Cavallo Pazzo e Magico Vento vedono tutto da lontano. Cavallo Pazzo torna all’accampamento e pronuncia parole pesantissime: “Basta! Non fuggiremo più! Scenderemo a valle e li attaccheremo… se dobbiamo morire che sia in battaglia!”. Scialle Nero, la moglie, dice che anche le donne verranno. E Magico Vento capisce che sarà l’ultima battaglia: tutte le munizioni rimaste in una botta sola.
Miles intanto prepara la marcia a caccia dei Sioux. Passa da un estremo all’altro: dalla gioia per un segnale di pace alla rassegnazione dello sterminio imminente. Con l’artiglieria pesante, a scopo intimidatorio. La trappola scatta, ma i Sioux devono battere in ritirata. Il giorno dopo però i Sioux sbucano dalla neve e accerchiano i soldati: gli indiani vincono un’altra battaglia. I Sioux osannano Cavallo Pazzo. Ma se ne vanno senza sferrare il colpo finale. “Hanno esaurito le munizioni – dice Miles – I ribelli hanno vissuto l’ultimo giorno di gloria. Ma di fatto abbiamo vinto noi!”.
Al ritorno dalla spedizione ci sono due novità: Piccolo Grande Uomo, il personaggio ispirato a quello interpretato da Dustin Hoffman al cinema, lascia i ribelli per disaccordi con Cavallo Pazzo, ed è arrivato Poe.
“Per la miseria, sei magro come un’acciuga!”, dice Poe a Ned. Non si vedevano dal n°97, il primo della guerra. Poe viene dalla riserva e racconta del tradimento di Tre Orsi, estraneo ormai a Nuvola Rossa, che è stato scaricato da tutti. Racconta l’intricata situazione politica e tattica: i Nasi Forati di Capo Giuseppe hanno aperto un altro fronte di guerra che allontana la minaccia dai Sioux, e il Congresso vorrebbe tagliare i fondi per la guerra. Purtroppo, in un testa a testa, vincerà il repubblicano Hayes. E non Tilden, che sarebbe stato disposto a trattare con gli indiani. Un verdetto ricco di sospetti. Che a Manfredi (e non solo a lui) ha ricordato il testa a testa tra George Bush jr e Al Gore. Ma questo a Ned non importa: “Per me ora esiste solo questo”. Mostra il fucile.
Cavallo Pazzo prende Ned da parte: “Solo la mia resa può salvare la nostra gente”. Vuole intavolare la trattativa. E Magico Vento? Andrà da Capo Giuseppe e lo aiuterà a resistere.
Il tempo scorre veloce: a marzo del 1977 Rutherford Hayes diventa presidente, a settembre Magico Vento rivede Cavallo Pazzo cadere morto, come vide dopo il Big Horn. Prima di cadere dice: “Non voglio vendette”. E’ passato un anno e tre mesi dal Little Big Horn. Anche Capo Giuseppe si sacrifica per il popolo. Si consegna alle autorità, dando tempo di fuggire in Canada ai suoi uomini, guidati da Magico Vento. Alla frontiera si trovano un Sioux traditore, Bisonte Bianco. “E triste ricordarlo a un Sioux, ma per un uomo libero non esistono confini!”, dice Ned poco prima di ucciderlo a duello. In Canada, Ned si congiunge a Toro Seduto. Ma ancora non si ferma, non si vuole fermare. Deve raggiungere Cavallo Pazzo. “Dunque non hai saputo… Cavallo Pazzo è morto”.
“La luna dei vitelli neri era appena spuntata”. Settembre. Suppergiù al tempo della visione. Il condottiero preso in consegna da un picchetto di polizia indiana. E condotto verso la prigione. Cavallo Pazzo si rifuta di andarci. Pare che Nuvola Rossa abbia urlato di ucciderlo. E una guardia gli piantò la baionetta nella schiena. Come nella visione.
Ma Nuvola Rossa non può essere stato. Di questo Magico Vento è convinto. Neppure il drammatico racconto di Toro Seduto ferma il nostro sciamano, che torna in America con Spirito della Notte per incontrare Scialle Nero e Hanno-paura-di-lei. E questa a illuminare di verità gli ultimi giorni di Cavallo Pazzo. Sapete chi era il capo della polizia indiana? Piccolo Grande Uomo. E Hanno-paura-di-lei è sicura: è stato lui a ordinare l’omicidio.
I ricordi vanno a quando Magico Vento lo sospettò, dopo la morte di Lungo Sacerdote. A quando abbiamo pensato che lui e Lungo Sacerdote fossero solo due teste calde. A quando, nel n°16, abbiamo scoperto che Piccolo Grande Uomo e Cavallo Pazzo sono stati ragazzi insieme, si sono protetti a vincenda nella tormentata storia d’amore del condottiero Sioux.
“Sai perch ti ho lasciato al tuo destino, Cavallo Pazzo? Avevo capito che era finita! Tu avevi perso il tuo spirito combattivo, ti mostravi preoccupato per le donne e i bambini, ma ormai era solo una patetica scusa! Eri diventato un vigliacco!”. Traditore. Dello spirito Sioux. Traditore davvero? Magico Vento decide: “Ora basta! Sono stanco di udire accuse scagliate contro questo o quello! E non è ai traditori che dobbiamo pensare ora… Ma a lui!”.
Magico Vento ricorda Cavallo Pazzo. Grande scelta, questa di Manfredi: introspezione, come detto. La morte, l’evento clou dell’albo, non è in diretta. Non cè azione. E raccontata. Sono le ripercussioni che interessano. In flashback, ecco un piccolo testamento spirituale di Cavallo Pazzo. “Io ho fatto scelte diverse da Coda Chiazzata e Nuvola Rossa, ma non li ho mai considerati avversari”. “E hai fatto bene. Il germe della divisione sta contagiando il nostro popolo”. “Non ho mai temuto la morte in battaglia, ma oscuramente sento che potrebbe cogliermi proprio mentre cerco una tregua. Ascoltami! Se dovessi morire voglio essere sepolto sulle Black Hills. Vuoi fare questo per me?”. Sì.
Il luogo in cui Cavallo Pazzo è sepolto è un segreto che conoscono solo loro quattro: Magico Vento, Scialle Nero, Spirito della Notte e Hanno-paura-di-lei, la donna che si chiama con lo stesso nome della sua bimba, morta piccola piccola. “Voleva tornare alla terra. Diventare parte della terra che ha amato e per cui ha lottato: le Black Hill. Disse: se un giorno qualcuno vorrà ricordarmi, non avr bisogno di riunirsi attorno a un catafalco funebre… gli basterà volgere le sguardo alle alture, alle valli, ai fiumi e ai boschi delle Black Hills. Io sar là per sempre”.
E adesso? Ci asciughiamo una lacrima? Può darsi. Qualcosa su cui ancora non ci siamo fermati: non facciamo fatica a credere che questa guerra segnerà uno sparti-acque per Magico Vento. Perché davvero questa è una persona, non un personaggio. E ci scopriamo anche noi a cercare di capire se è dimagrito o no, come gli hanno detto Poe e Toro Seduto. Intuiamo la stanchezza di 5 albi sulla breccia, sempre a lottare, a lottare, a lottare. Una visione profondamente diversa dall’inizio della saga: quando nel n°13 (“Il demone degli inganni”) bastava una Hunka, una danza, ad allontanare divisioni e dissidi. Oggi no. Oggi è più dura. E il Grande Spirito, che pure quando si trattava di conoscersi è stato l’inseparabile compagno di viaggio di Ned, pare averlo prosciugato di visioni. “Forse il Grande Essere Misterioso vuole metterci alla prova… Dobbiamo capire che o ce la faremo insieme o non ce la farà nessuno”. Ormai neppure la giustificazione data in passato (è per paura di contattare Hogan, dal n°74 “Niagara”) basta più. Le visioni di Ned sono rarissime. Ora ha perso un amico, Cavallo Pazzo. Uomo strano anche lui, guerriero e sciamano. L’uomo che più lo ha compreso. Nel n°38 ci viene mostrato che in battaglia risparmiò la vita al soldato Ned Ellis, dicendogli: “un giorno tu farai lo stesso per me, e quel giorno sarai un altro uomo”. Nel n°45 hanno condiviso una visione in cui erano tristi nel vedere Custer morto, anticipazione del Little Big Horn. Nel n°62 è Ned a stargli vicino nel momento della morte della figlia. Nel n°16 è Ned a vivere la sua storia d’amore, conclusa con una colossale ingiustizia. Magico Vento e Cavallo Pazzo erano due amici che si capivano al volo. E Poe? Poe e Ned non si sono visti per mesi. Ora Ned è pure ricercato. Non siete curiosi di come andrà a finire? Davvero la profondità di queste storie sono molto più che un fumetto. Sono la vita di un personaggio meraviglioso: Ned Ellis, Magico Vento.
Chiudiamo con un piccolo commento sui disegni: a fine ciclo possiamo ben dire di essere soddisfatti. Molto bravi tutti. Nell’ordine: Perovic, Frisenda, Ramella, Parlov e ora Talami e Biglia. Parliamo di questa coppia: Manfredi li ha scelti per il delicato bianco e nero che ben rendeva l’intimità dell’episodio. Tutto vero. Un bianco e nero morbido. Non sono disegni che ti giri a guardare, ma raggiungono sempre il bersaglio, sono sempre appropriati e mai fuori stile. Una perfetta “colonna visiva” alla storia. Molto bella anche la copertina di Mastantuono, soprattutto per l’effetto neve. Sembra fatto al computer e invece è pi semplicemente Mastantuono!
26/11/2005 - bila83
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