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The Chronicles of Zeus.

Shooting Stars

The Chronicles of Zeus.

Shooting Stars

Will è nel Nido. Kinsley gli svela un segreto. La tremenda giornata di Will sta volgendo al termine. Cosa accadrà?

Shooting Stars

Capitolo XI - Interludio

21/11/2005 - rinox

Sono le 19 e 30. La lunga giornata di Will sembra non finire mai. E’ appena uscito dal Nido. Ha quasi sfondato la porta. E’ ancora agitato. Non riesce a ragionare. Il suo respiro è affannoso. Ha l’impressione di avere corso i 100 metri piani per tre volte di fila senza riposo. Va dritto alla sua auto. Non trova le chiavi. Si guarda in tasca. Poi nei taschini della giacca. Non le trova.
Non ragiona. Sbatte violentemente i pugni sul volante. Poi anche la testa.
Tari vede tutta la scena. Lo vede uscire dal Nido sconvolto. Cosa può essere successo per sconvolgerlo così?
Prende la sua giacca ed esce dal suo laboratorio. Gli va incontro. E’ la cosa giusta da fare, pensa dentro se.
Will ha ancora la testa sul volante quando sente la mano di Tari che le tocca la spalla.
-Cos’è successo Will?-
Will la guarda. Non sa che dirle. L’ordine sta tornando nella sua testa. I pensieri tornano ad avere un senso, forse. Ma cosa dirle? Che sta per scoppiare una guerra? Che lui ci sta dentro fino al collo? Che suo padre ci sta dentro? Cosa dirle?
-Io…non lo so cos’è successo Tari…non riesco a capirci niente.- E’ l’unica risposta sensata. E’ la verità. Will di tutta questa storia ancora non ha capito niente.
-Devo andare Tari. Devo schiarirmi la testa. Ho bisogno di un whisky on the rocks.-
Tari non aveva mai visto Will in quelle condizioni. Si sentiva in un certo senso responsabile, potrebbe farsi del male. Non aveva che una scelta.
-Vengo con te Will. Ho bisogno di un drink anch’io.-
Will aspetta che Tari salta in auto prima di metterla in moto. Da li a poco avrebbe superato il blocco stradale per dirigersi dritto in paese. Ma non si accorge di essere seguito a distanza da due moto nere. Sono gli uomini mandati da Harrison, la squadra ombra di Murdock.
Nel frattempo Kinsley esce dal laboratorio. Ma prima di uscire il tenente Fox le fa una comunicazione spiacevole.
-Signora…mi spiace…-
Kinsley spalanca gli occhi. E’ difficile sorprenderla.
-Non può essere!-
Kinsley esce dal Nido come una furia. Il caos regna nel suo campo. I soldati hanno ricevuto l’ordine di ritirasi e sgombrare il campo. Devono fare ritorno alla loro base.
-Come può il Presidente Gordon farmi questo! Fox voglio che mi metti subito in contatto con Gordon!-
Fox guarda Kinsley. –Mi spiace, signora. Non posso. Io qui ho finito. Lo chieda ad uno dei suoi uomini.-
Kinsley chiama Sparrow, che va subito da lei, il cellulare per la chiamata era già nella sua mano. Ma una voce di donna le risponde.
-Signora Kinsley? E’ lei vero?-
-Chi sei? Questa è la linea personale del Presidente Gordon!- Kinsley è agitata.
-Non è più la linea del Presidente. Ero stata informata che l’avrebbe detto. Ma lui mi ha detto di dirle che il Presidente non può parlare con lei.-
-Chi? Chi le ha detto di dirmi così?-
-Il Barone le porge i suoi saluti.-
La comunicazione si interruppe improvvisamente e il numero non fu più raggiungibile. Kinsley era stata fregata. Ed i tempi si stavano stringendo. Per fortuna non tutto è ancora perso. Una speranza per contrapporsi all’inesorabile ombra nera c’è ancora. Ma la guerra sta per iniziare.
-Sparrow, chiama tutti. Voglio tutti gli agenti qui. Devo parlare loro.-
Passano solo pochi minuti. Tutti i ventitre uomini a disposizione raggiunsero Kinsley.
-Quello che temevamo sta per realizzarsi. Questa notte ci attaccheranno. Il Nido deve essere protetto ad ogni costo. Tu, Turner, contatta la sezione 212, dì loro che dobbiamo trasferire il bozzolo il più presto possibile. Dì loro che abbiamo bisogno di rinforzi. Il prima possibile. Sparrow, contatta l’ufficio dello sceriffo di Spring Valley e Las Vegas, devono inviarci i loro uomini. Dobbiamo resistere il più possibile. Prima dell’alba l’esercito che c’era di supporto, smobiliterà completamente. Saremo soli. Noi dobbiamo resistere!-
Kinsley sa che sarà dura. Sarà una notte di sangue. Molti dei suoi uomini questa notte perderanno la vita. Ma il bozzolo non deve cadere nelle mani del Barone.
I suoi uomini scattano. Hanno ricevuto gli ordini. Preparano una specie di fortino attorno al Nido. Dà li a poche ore anche gli uomini chiesti agli sceriffi arriveranno. Ma ancora non sono un numero sufficiente. L’unica loro speranza è che gli uomini della 212 arrivino presto.
Mentre Kinsley organizza le sue difese, Harrison dall’alto del promontorio organizza l’attacco.
-Bene. Il nostro amico lo ha fatto veramente. Ha fatto andare via l’esercito. Adesso la cosa ha una prospettiva diversa.-
I suoi mercenari tirano fuori l’artiglieria pesante. Ma non si sarebbero mossi. Almeno non prima che la Squadra 11 arrivi.
Will intanto è già arrivato in centro. Sarebbe dovuto tornare in motel. Là c’è suo nonno che lo aspetta. Ma prima ha bisogno di un goccio.
Parcheggia la sua auto, insieme a Tari entra nel bar. Vanno in fondo. Dove non sarebbero disturbati dal continuo sbattere della porta d’ingresso.
-Allora? Vuoi dirmi cosa è successo?-
Will non risponde subito. Si alza, va al bancone, parla con il barista. E’ anche lui un suo amico. Si è fatto vedere spesso in questo posto. Si fa dare un’intera bottiglia di whisky, due bicchieri ed un secchio di ghiaccio. Poi torna da Tari.
Prende un pugno di ghiaccio con la mano destra. Riempie i due bicchieri. Ma nel momento in cui Tari prende in mano il suo, Will sta già riempiendosi il secondo.
-Al ritorno guido io. Ok?- Tari avverte subito Will.
-Ok.- A Will sta bene.
-Adesso parli?-
-Vuoi proprio saperlo?- Will avverte Tari. Come se quello che ha da dirle potrebbe spaventarla.
-Will. Questa cosa. Quello che sta succedendo. Io ci sto dentro. Non ci sono cose che possono sorprendermi.-
Will è in un certo senso convinto dalle parole di Tari, quindi decide di dirle tutto quello che è successo nel Nido. Ma vuole andare oltre, vuole dirle tutto. Non gli interessa se lo prende per pazzo, del resto lui stesso si sente già pazzo.
Le racconta tutto. Il suo sogno. La voce che sente. Il mostro che vede. Il colpo che gli prese nel vedere il foglio che le cadde. Tutto.
-…ma soprattutto, perché Kinsley mi ha dato quell’avvertimento? Mio padre…cosa centra mio padre? Non ho contatti con lui da anni. Su cosa dovrei essere informato? Non capisco…ed infine…-
-…la guerra, vero? Aveva ragione Will. Forse non ero preparata a sapere quello che avevi da dirmi. In effetti non so neppure se crederti. Lavoro ormai da un anno per Kinsley, non mi ha mai parlato di nessuna guerra.-
-Probabilmente non era necessario che tu sapessi…- Will beve il suo quinto bicchiere.
-Non era necessario? Ma con chi ti credi di parlare?-
-Non fraintendere, Tari. Probabilmente non voleva allarmarti, non voleva che influisse sul tuo lavoro. Ma…aspetta…- Un’idea balena nella mente di Will, un’illuminazione forse frutto dei fumi dell’alcool, una congettura che potrebbe avere senso. E’ come se i pezzi di un puzzle nella sua mente poco a poco vadano a loro posto.
-Tu non mi dici la verità…è Kinsley che ti ha detto di starmi dietro…lo hai detto anche tu. Tu ci stai dentro!Ma certo “spero che tu sia stato informato”…Tari…io non sono stato informato…parla…perché ci stai dentro anche tu? Perché sei qui? Non può essere una coincidenza.-
Tari ha capito che è arrivato il momento di vuotare il sacco. La faccenda si fa seria. Will ha ragione, Tari ci sta dentro fino al collo. Ma quello che sta per dirgli lo scuoterà ancora un po’.
-Will, voglio essere sincera, non sono chi tu creda che io sia. Non ho mai svolto gli studi di cui di cui sei a conoscenza. Quando ci siamo conosciuti a Parigi…beh…come dirtelo…ero un agente CIA. Dovevo starti dietro. Dovevo cominciare il programma di monitoraggio. Dovevo sorvegliarti.-
-Ferma…ferma…ferma…sei una spia?Tu eri una spia e dovevi sorvegliarmi?- Will tracanna il sesto bicchiere. E’ una giornata davvero pesante.
-…così si può dire…- Tari arriccia le spalle come per dire, “non posso farci niente”.
-Perché…Tari…perché?Chi sei tu veramente?- Will crolla.
La sua vita si fa ancora più complicata. Ed ancora non ha un quadro chiaro della situazione. Vuole sapere di più. Ma la testa si sta annebbiando. Il whisky a stomaco vuoto ha fatto effetto. Non è più in grado di stare in piedi.
Tari decide che è troppo. Avrebbe continuato la sua storia dopo. Si era già fatto tardi. Erano le dieci.
Tari carica a spalla Will. Lo fa sdraiare in auto. Lo accompagna a casa. Procedendo lungo la strada si accorge degli uomini di Harrison. Si allarma anche lei. Chiama Kinsley. Riceve l’ordine di non mollarlo. Avrebbe dovuto proteggerlo a qualunque costo.
Mentre sta guidando infila una mano nella sua giacca. Tira fuori la pistola e controlla che sia carica. Will, dietro, non si accorge di nulla.
Arrivati al motel di Sonny, nonno Clemente si accorge dell’arrivo dell’auto di Will. Vede Tari e chiede spiegazioni. Lei è molto superficiale. Non lascia trasparire niente del discorso avuto prima. Dice che hanno alzato un pò troppo il gomito. Dice che non è riusciva a far smettere di bere Will. Sonny viene chiamato da nonno Clemente. Mentre i due caricano Will sulle spalle, Tari controlla la situazione. I due segugi non si vedevano. Dovevano essersi nascosti. Erano lì. Da qualche parte. Decide di fare con una scusa un giro. Chiede a Sonny la camera a fianco a quella di Will.
-Certo…nessun problema…prendi questa chiave…apre tutte le porte. Noi portiamo Will in camera sua. Riportamela subito. Ti darò la tua.- Così Sonny risponde.
Will prende nuovamente conoscenza…
-No…no…non voglio andare a letto…-
Will si libera di Sonny e suo nonno. Va dritto al distributore di ghiaccio vicino la direzione di Sonny.
I ragazzi che erano stati invitati da Sonny per la partita di poker escono a vedere il chiasso. Will si sente l’attrazzione della serata. Il pagliaccio. Inizia a urlare. Non vuole nessuno intorno. E’ ubriaco. Non sa quello che dice. Tari in tutto quel caos si intrufola nella camera di Will. Controlla che non vi siano videocamere nascoste o microspie.
Nonno Clemente vorrebbe portare il nipote in camera, ma Will non lo lascia avvicinare. Gli getta del ghiaccio in faccia. Suo nonno non reagì, non parlò neppure. Non disse niente. Il suo sguardo parlava per lui.
Will, nonostante la sbronza, capisce di avere fatto una cazzata. Ma sul momento non voleva scusarsi voleva stare solo.
Nonno Clemente allora allontana tutti. Fa rientrare Sonny e i suoi amici. Dice loro di lasciarlo solo. Del resto era sicuro che non era la prima volta che si riduceva così.
Tutti rientrano. Tari non si vedeva. Nonno Clemente da un metro di distanza gli parla.
-Sei caduto in basso Will…molto in basso…quando ti sarai ripreso…mi trovi nella mia camera.-
Will rimane solo. Solo la luce del faretto sopra il distributore del ghiaccio lo illumina.
Pensa alla giornata, a tutto quello che gli è successo, a quello che gli è stato nascosto, alla gente che gli ha mentito.
Dopo avere riempito un sacchetto di ghiaccio si alza, va verso la sua camera. Si ferma proprio nel mezzo del parcheggio. Il sacchetto gli scivola dalla mano. Quando si piega per raccoglierlo, lo sforzo che fa per rialzarsi è tale da farlo sospirare profondamente.
Così i suoi occhi guardarono al cielo. Il sacchetto cade di nuovo. Due parole gli escono di bocca.
-Mio Dio…-

21/11/2005 - rinox


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