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A novel by William Hopps

The Shadow of Fate

A novel by William Hopps

The Shadow of Fate

Risveglio (seconda parte)

The Shadow of Fate

Capitolo I -- 2

28/11/2005 - William.h

2.

Non ebbe necessità di vestirsi perché lo era già, visto che, come consueto, la sera precedente era troppo stanco per far nient’altro che dormire. Raccolse quindi i logori stivali adagiati in un angolo, e li indossò rapidamente. Il suo aguzzino doveva essere su tutte le furie, pensava.
Discese correndo ed inciampando le ripide scale che conducevano nell’ambiente sottostante. Una disadorna stanzetta con un malconcio tavolo rettangolare al centro e una malferma sedia accanto si presentò ai suoi occhi.
Nessuna traccia di quello che diceva essere suo zio. Ciò lo insospettì non poco. Era già mattino inoltrato eppure non aveva ancora ricevuto la sua prima frustata.
-Magari finalmente ha tirato le cuoia!- pensò ( o meglio sperò) mentre un perfido sorriso prendeva forma a quel pensiero.
Uscì fuori nello spiazzo. Lentamente, come a voler prolungare quella flebile e perversa speranza il più a lungo possibile. Ma non vi fu alcun bisogno di sforzarsi: non si vedeva nessuno neanche lì.
Possibile che quel bastardo fosse andato in chiesa. No, questo era da escludere. Il vecchio Jeremia non aveva tempo per Dio e Questo non ne aveva per lui. E allora? Che fine aveva fatto?
Kyle cominciava a considerare la possibilità di una “prematura” dipartita dello zio più che un semplice auspicio. Con sua sorpresa si trovò estremamente eccitato da quel pensiero. Qualcuno o qualcosa forse gli aveva risparmiato la fatica.
Si costrinse a continuare le ricerche proseguendo dalla stalla dietro la casa, per poi passare al capannone degli attrezzi, quindi, dopo aver dato un’occhiata ai campi intorno all’abitazione, guardò con riluttanza in fondo al pozzo. Con una punta di delusione constatò che nemmeno tra i riflessi dell’acqua riusciva a scorgere niente che somigliasse a un cadavere. Già un cadavere perché era questo che cercava. Era questo che voleva trovare.
In silenzio si diresse dal pozzo allo spiazzo di fronte l’entrata della piccola abitazione. Mille pensieri gli si accavallarono nella mente. Un’ occasione simile poteva non capitare mai più. Cosa importava che fine avesse fatto quel maledetto, gli si era presentata del tutto inaspettatamente la possibilità di andare via da lì, fuggire. Perché pensarci ancora sopra?
Pieno di gioia fece per correre in casa a prendere le sue poche cose, ma quando fu sulla soglia una voce a lui ben nota gli raggelò il sangue nelle vene.
<<Non così in fretta ragazzo!!>>
Il cuore gli salì in gola. Riluttante si voltò nella direzione da cui erano provenute quelle parole.
A una trentina di metri da dove si trovava Kyle, due figure stavano risalendo l’avvallamento al di sotto del filare sinistro di pioppi.
Un uomo tarchiato e corpulento dalla folta incolta barba color ruggine sbucò per primo dall’ombra, e avanzò dondolando verso Kyle, sfoderando un rivoltante sorriso mentre con le dita sinistre carezzava il lungo baffo. La mano destra era invece piantata sul fianco come a sorreggere il gonfio ventre. Jeremia appariva fuori come era dentro: marcio.
Sorrideva, il bastardo, sorrideva.
Avanzava verso Kyle e continuava a sorridere in quel modo orribile di cui era capace. Una lurida camicia di flanella a scacchi rossa e bianca sbucava da sotto una pettorina in cotone pesante anch’essa piena di macchie, avvolgendo quel corpo robusto e decisamente poco aggraziato nei movimenti. A Kyle dava il voltastomaco solo a guardarlo.

28/11/2005 - William.h


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