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Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

Sezione dedicata a Magico Vento un Sioux dalla pelle bianca

Magico Vento

N° 100 - Il crepuscolo degli eroi

N° 100 - Settembre 2005

Il crepuscolo degli eroi

Mentre la guerra impazza, Magico Vento raggiunge quota 100.

28/09/2005 - bila83

"Poe è testimone della morte di Wild Bill. Magico Vento teme per la vita di Cavallo Pazzo. Mentre la guerra infuria, tra i Sioux ribelli si insinua l'ombra del tradimento..."

Testi: Gianfranco Manfredi
Disegni: Goran Parlov
Colori: Tomislav Tikulin

Albo centenario, ovvero a colori. Un vero capolavoro da festeggiare: a detta degli addetti ai lavori, uno dei migliori albi n°100 della storia della Bonelli Editore. Si può leggere separato dalla continuità delle storie perché molti eventi sono a compimento, ma soprattutto fa venire una voglia irresistibile di leggere il n°101, per conoscere il destino di Cavallo Pazzo e la conclusione di questa guerra che cambierà per sempre la vita dei Sioux e di Magico Vento. E poi, è ora di spezzare non una ma molte lance in favore dei disegnatori di “Magico Vento”, che tengono un livello molto alto, che in questa occasione sfiora il cielo: Goran Parlov, il croato di casa Bonelli, ha fatto cose immense. Davvero immense. E, non scontato, con una colorazione eccezionale: un aspetto che altre volte era risultato al di sotto delle attese. Questa volta tra disegno e colore c’è un rapporto perfetto, e il colore è usato veramente bene. Ed è anche l’occasione per fare i complimenti a Corrado Mastantuono, il copertinista della serie, che ha impennato la qualità delle sue cover in occasione della saga. Anche lui ispirato dall’epica di questo ciclo.

E’ un albo epocale. Davvero tra i migliori mai scritti in questa serie. Forse il più riuscito della saga delle guerre, di certo quello che chiude il cerchio aperto dai 3 episodi precedenti. Un albo prima di Custer, due “durante”, e ora uno dopo. Il crepuscolo degli eroi. Eroi al crepuscolo. Ombre su Cavallo Pazzo, morte di Wild Bill Hickok, morto Custer, e perfino il senatore Fulton, storico alleato dei nostri, medita di abbandonare la politica disgustato dal dopo-Little Big Horn. L’agente segreto Little Boy medita di passare alla Pinkerton, l’agenzia di investigazione privata più famosa d’America. Solo Henry Task, alias Dick Carr, dice di volere continuare nei servizi segreti americani. Sì, decisamente è una stagione che sta per chiudersi.

I nostri Sioux devono davvero bruciare la prateria per dissuadere l’inseguimento di Crook dopo la battaglia del Little Big Horn. Ma… “So che il tuo cuore è triste, per la prateria in fiamme… Ma dovevamo incendiarla, Magico Vento. Non potevamo fare altrimenti”. Adesso bisonti, antilopi e altri animali si allontaneranno, e prima o poi arriverà l’inverno. “Se questa è una vittoria, è molto amara!”. E Cavallo Pazzo: “Abbiamo vinto, ma l’avvenire è oscuro”. Stessa idea per Poe, come sempre un’anima sola con Magico Vento, mentre veglia sulla salma di Wild Bill: “Nel vero e nel falso, nel bene e nel male, Wild Bill e Custer hanno rappresentato un’epoca. Un’epoca che ora si chiude. Sorgeranno nuovi eroi, ma dubito che saranno uomini migliori”.

Già, questo episodio, prima di annodare ancora i fili della guerra, decide di fermarsi ai margini. A Deadwood, un villaggio sorto da poco, proprio sulle Black Hills, in quello che fino a poco tempo prima era territorio Sioux. Lì Poe, a caccia di notizie, trova Wild Bill. Pistolero ormai cieco, eppure deciso a farsi assumere come sceriffo della cittadina. Eppure sa che da lì a due mesi diventerà cieco. Ma vuole quella stella per non essere più sfidato e soprattutto, perché nessuno veda più i suoi bluff a poker (!). Eppure, ecco la famosa “mano del morto”: Wild Bill fu ucciso durante una partita a poker. Wild Bill scorre le carte: due assi e due otto. “Stavolta non avrò bisogno di bluffare. Potrei avere anche un full servito… Vediamo l’ultima carta”. Già. La storiografia e le ricostruzioni a fumetti dibattono sulla quinta carta di Wild Bill nella “mano del morto”. Manfredi non ce la fa vedere. Perché subito dopo a Wild Bill sparano alla schiena. Fine di una leggenda del West. Un uomo meschino pelato a poker qualche sera prima, che ha deciso di vendicarsi.

Poe fa da mediatore e convince l’uomo, ubriaco, a costituirsi. Poi c’è il processo, tra testimoni prezzolati e subdoli avvocati. E’ un ragazzo mormone a levare la sua voce e a dire che non può essere valido: Deadwood è ancora territorio Sioux sancito dal trattato di fort Laramie, perciò la sentenza non può essere nel nome del popolo americano. Ma già in tutto questo, come ovvio che sia, arrivano spifferi di guerra. C’è Jack Crawford, che canta le gesta di Custer e Wild Bill, e decide di arruolarsi come scout per la campagna militare. Lo stesso Wild Bill avvisa Poe che le elezioni si avvicinano, e entro quella data il presidente Grant vorrà aver vinto a tutti i costi. Mamoulian, il vivandiere di Crook, avvisa Poe che Crook vuole la testa di Magico Vento. E poi a Washington, Dick Carr informa Poe che per Ned non ci sarà alcuna clemenza, non potrà neppure sperare in una riserva: no, lui sarà considerato rinnegato. E la guerra continuerà finché Toro Seduto e Cavallo Pazzo non si arrenderanno a vivere in una riserva, magari in Oklahoma, come preannunciato da Fulton. Il congresso americano ha votato una legge capestro che vieta rifornimenti alimentari ai Sioux di Nuvola Rossa – rimasti nella riserva – per costringerli ad alzare bandiera bianca. Definitiva. Insomma: un quadro sempre più fosco. Eppure dobbiamo restare meravigliati di fronte alla bravura di Manfredi, che intreccia tutti i fili magistralmente, senza un attimo di respiro. Dalla politica alla guerra, da Wild Bill alla vita del villaggio Sioux, è tutto interessante, tutto confluisce in un disegno generale senza sbavature. Davvero un albo – e un ciclo – bellissimo.

E adesso veniamo alla scena madre della storia. Al villaggio di Toro Seduto si fa festa. Festa perché si è vinto. Che strano, osserva Magico Vento, vedere anche Cavallo Pazzo così scalmanato. E’ perché è una delle ultime occasioni, risponde Toro Seduto, poi ogni gruppetto tornerà per conto suo. Ed ecco una visione. Lancinante, improvvisa. Perle di sudore sulla fronte, e gli occhi della mente non rispondono più. Cavallo Pazzo cammina in mezzo al fuoco, su un tappeto di brace, a testa alta, con le mani legate. Di fronte a lui quattro uomini, indiani, ma con la pelle completamente dipinta di bianco e nero a strisce. Fissano Cavallo Pazzo con sguardi carichi d’odio. Ma è dalle sue spalle che esce dal fuoco un’ombra. Un uomo rosso, vestito da scout dell’esercito, con la giacca blu e il cappello militare. E trafigge Cavallo Pazzo con una lancia.

“Temo che Cavallo Pazzo possa essere tradito… e forse ucciso da qualcuno dei nostri.. qualcuno passato con le giacche blu. Non so chi”. E allora Magico Vento decide di non seguire Toro Seduto in Canada, dove dovrà riparare per non farsi prendere dai soldati, ma di rimanere con lui. E pochi giorni dopo avrà occasione di parlargli: “Perché resistere a tutti i costi? Il nostro futuro è in Canada”. E Cavallo Pazzo: “E’ questa la nostra terra. E io qui vivrò fino alla fine dei miei giorni!”. “E io resterò sempre al tuo fianco. Di questo non dubitare. Ma proprio perché ti considero un fratello, ti parlerò sempre con estrema franchezza. Ho detto”.

A settembre la guerra torna a bussare sulle Black Hills. Con il reggimento del capitano Mills. Capelli e barba rossa, cuore nero. I suoi uomini si avventano sul piccolo villaggio di Cavallo Americano con l’ordine di uccidere qualsiasi cosa si muova. E se il tenente Luettwitz non è un massacratore, è invece un sadico lo scout Big Bat, che non esita a sparare su donne e bambini. Potrebbe essere un massacro, ma Magico Vento lo fa fuori. Si combatte nel villaggio e nel bosco. La battaglia si capovolge: arrivano Cavallo Pazzo e Piccolo Grande Uomo. E Magico Vento combatte spalla a spalla con il suo fratello spirituale. Altro colpo di scena: arriva anche Crook. E allora un piccolo scontro sta diventando un grande scontro. “Come ha fatto Crook ad arrivare così presto?”. “Qualcuno deve averlo condotto sulle tue tracce! Guarda! SU QUELLA COLLINA!”. Uno scout dell’esercito. E Lungo Sacerdote.

“Lungo Sacerdote! E’ lui il traditore!”. Ricordate? Lo stesso infido personaggio che tramava per uccidere Crook, e, nel n°97, i due soldati fatti prigionieri da Magico Vento. Adesso punta il fucile su Cavallo Pazzo. Magico Vento fa da scudo e si becca una pallottola nella gamba. E non è finita: Magico Vento si rialza, deve andare lassù, e fermare quella serpe. Per primo si scontra con lo scout, che va a mordere la polvere. Poi Lungo Sacerdote lo appieda, e si avvicina per scalparlo. Magico Vento trova un serpente a sonagli e glielo tira addosso! Intanto prende la pistola. Sparano insieme. La pallottola di Magico Vento colpisce il corno della polvere nera di Lungo Sacerdote. Esplosione. Lungo Sacerdote è a terra, ferito, la camicia a brandelli. Ma è ancora vivo. Perché ha tradito? “Perché volevo vincere… E ormai Cavallo Pazzo è destinato alla sconfitta! Lo tradirai anche tu… Sei un bianco… Ti sarà più facile… Avanti, finiscimi…”. Bang. Schiacciato come uno scarafaggio. Addio Lungo Sacerdote. Nessuno ti rimpiangerà.

Però MagicoVento sviene. Dà l’idea di come sia intensa la storia e le svolte che vi sono impresse. Cade. E il serpente sta per morderlo! Cavallo Pazzo, altro bang, secco anche il serpente. Come spiega dalla sua lettiga Magico Vento a Piccolo Grande Uomo, “Voleva solo vincere… Solo questo gli importava”. Ecco: vincitori e perdenti. Ancora una volta la grande opposizione di Manfredi. Il coraggio di stare dalla parte giusta punto e basta. Come dice Poe con Dick Carr nelle ultime vignette della storia: “Ormai non rimane che combattere sul campo… fino all’ultimo.. e dalla parte giusta!”. Finora, comunque, Magico Vento ha sempre vinto, almeno spiritualmente. Ma adesso sembra davvero difficile, come fosse un perdente tout court. E’ quella cappa di ansia che questa saga ci sta lasciando: perché per Ned Ellis mai momento fu più difficile. Anche quando nella lettiga si lascia andare: “Se non avessi avuto quella visione…”. E Piccolo Grande Uomo chiede quale. Solo allora Magico Vento pensa che forse Lungo Sacerdote non era l’unico. Forse anche Piccolo Grande Uomo? “Non mi è mai stato simpatico, ma non è un motivo sufficiente per dubitare di lui… devo scacciare questi pensieri…”. Meglio piuttosto chiedere: “Com’è andata la battaglia?”. Ma nessuno vuole rispondergli.

Risponde Poe, che parla con Dick Carr dentro a una specie di museo. Crook ha subito parecchie perdite, ma questa volta ha vinto. E Dick svela che altre truppe stanno raggiungendo la zona delle operazioni militari. E’ allora che Poe dice quanto scritto sopra. Dick gli dice: “Non fare l’eroe”. “Io? No, il vero eroe è quello… Il nativo americano”. Indica un quadro. Dunque sono così gli uomini rossi? Già vestigia del passato? Già reperti da museo? La serie che più ha deciso di farci conoscere il mondo dalla pelle rossa sta vivendo e raccontando le storie che mai vorresti sentire raccontare. Anche per questo, capolavori a fumetti.

Prossimo appuntamento con “Magico Vento” tra due mesi: adesso la serie diventa bimestrale, aumenta di 50 centesimi (3 euro) e aggiunge 132 pagine, più storie e più rubriche. Prossimo albo “Bandiera bianca”, con la fine della guerra. Poi Magico Vento inizierà da capo una vita diversa.

28/09/2005 - bila83


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